Dalla stampa …
…apprendo che in alcune scuole gli studenti “si autovalutano” e così evitano gli stress da “verifica”. Da vecchio conservatore con 60 (dai 18 ad ora) anni di università sulle spalle un brivido mi corre lungo la schiena. Prima viene sostituita la vecchia interrogazione non programmata (che costringeva tutti a tenersi aggiornati) con la “verifica” programmata. E vabbè si studia ogni tanto a tempi programmati e su porzioni ridotte della materia (il resto è inutile) e oggi al docente di lascia solo una valutazione finale che – finalmente! – si traduce in un voto (obbligatorio per legge, fortunatamente!). Innanzitutto sarebbe opportuno un confronto con le altre realtà europee dove un simile ridicolo abominio è assente da tutte le scuole ma da universitario vorrei sapere se questo metodo dovrebbe applicarsi anche agli esami universitari, dove – lì sì – lo stress è inevitabilmente connaturato al meccanismo stesso dell’esame. Oppure avremo medici che diagnosticheranno in base a sensazioni o ingegneri che di una struttura diranno che probabilmente regge? Di buffonate in nome di un giovanilismo da accatto ne abbiamo viste tante ma questa non riguarda più il privato ma la società nel suo insieme che non può privarsi di professionisti seri e preparati ma soprattutto colti nel senso generale della parola ovvero che provengano da un corso di studi altamente formativo. Oggi i giornali come Repubblica, in affanno di vendite, danno voce a queste idiozie intervistando giovincelli che con aria saputa dall’alto della loro lunga esperienza ci spiegano come la squola deve essere. Poi alla prova dei fatti non sanno scrivere in un itagliano neppure sufficiente per redigere un CV accettabile. Inutile dire che la scuola che dovrebbe permettere a tutti di salire l’ascensore sociale diventa un discensore programmatico che di fatto deprime i migliori e soprattutto fa la fortuna delle scuole private serie. Se oggi avessi figli in età scolare, pur essendo stato uno strenuo difensore della scola pubblica, obtorto collo (e svenandomi economicamente) manderei i miei figli a una scuola privata seria. Ma i docenti coinvolti in questa puttanata hanno il senso del ridicolo e allo stesso tempo del tragico?
(Giovanni Neri – 77)
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Anche a me sorgono parecchi dubbi, e non come docente (fare esami era la cosa che non mi piaceva come docente universitario), ma come necessità evolutiva dei nostri giovani.
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Per me non sono solo dubbi ma certezze in negativo…
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