di conoscere le anime belle che :..
…che selezionano le lettere dei lettori sui giornali. La prima cosa che mi viene in mente è che abbiano lo stesso quoziente di intelligenza dei lettori selezionati. Non se qualche sociologo (o giù di lì) abbia mai fatto uno studio (o fatto fare come tesi) sulla tipologia delle lettere pubblicate. Si tratta in genere di lamentele (giustificate forse..) ma personali e di nessun interesse generale, il che mi fa pensare che ci sia una qualche “manina” che si muove nell’ombra. Per non parlare del signor Piero **** che con lettere banali pare suscitare l’interesse un giorno sì e l’altro pure del giornalista Merlo su Repubblica. Naturalmente mi sono cimentato talvolta (raramente) in questo sport, avendo cura di selezionare argomenti a mio parere di grande interesse e cercando di essere conciso e chiaro. Poi mi confronto con le sbrodolature riportate per intero (nel quotidiano locale vanno forte le lamentele per i ritardi INPS a erogare il TFR etc.) e mi pare di leggere non lettere ma i “pensierini” che facevo in seconda elementare. Che dire? ormai le lettere hanno lo stesso livello che si riscontra su Tik Tok (infatti viene usato anche da Berlusconi), anche per le colossali sgrammaticature (il congiuntivo: chi l’ha visto?). Un peccato perchè tutto considerato le lettere potrebbero essere uno strumento di conoscenza diretta mentre paiono, nel migliore dei casi, scelte a caso da un redattore annoiato che nemmeno le legge. Insomma una lotteria che però pare truccata.
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(Giovanni Neri – 76)
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Ricordo che nei primi anni ’70 fu pubblicato un libro intitolato “Lettere al Direttore”. Se si cerca in Internet si trovano alcuni libri del genere, uno di essi ha esattamente il titolo che ho indicato sopra. Non ho la più pallida idea se fosse una raccolta e basta, oppure se fosse corredato da un’analisi sociologica (ma non credo). Ricordo solo che qualcuno mi riferì i contenuti più strampalati; fra questi, mi è rimasto impresso il disperato sfogo di una madre, sposata a un tizio patito dell’ottica, che aveva imposto che i figli si chiamassero “Lentino” e “Diottria” (mi chiedo come mai quelli dell’anagrafe glieli avessero passati, ma tant’è…). Il livello era più o meno questo.
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