Egregio prof. Lagalla.. ..
….chi le scrive è un suo collega universitario. Dicevano i latini che “pecunia non olet” che declinato nel Suo caso si trasforma in “mafia non olet” (come riportato dalla Süddeutsche Zeitung che titola in prima pagina “Mafia lebt – La mafa vive”). Mi domando come un universitario non si vergogni di essere sostenuto da condannati (e carcerati) per reati di mafia. Sotto il regime fascista Lei si sarebbe affrettato a dichiarare la sua fedeltà al duce anteponendo alla questione morale il proprio interesse personale (non unico, sia chiaro – solo in 7 si rifiutarono). L’università non è fatta solo di “anime belle” (e ne sono prova gli scandali dei concorsi, soprattutto di medicina e giurisprudenza – io sono di ingegneria…) ma la malapianta è sostanziamente confinata all’ambito universitario (non è un’attenuante ma solo una constatazione). Lei non ha avuto il tempo di partecipare alle manifestazioni in ricordo di Falcone e Borsellino: quali impegni gravissimi l’hanno fatta disertare? Non solo i Falcone e Borsellino, ma i Mattarella, i Chinnici, i Cassarà, i Dalla Chiesa non pesano sulla Sua coscienza? Ecco so che a questa mia missiva “semiaperta” non avrò risposta ma il suo comportamento indica che il titolo del giornale tedesco era centrato. La mafia è l’antitesi del mandato affidatole dalla costituzione come universitario: la coscienza è per Lei solo un vocabolo di 9 lettere? Distinti saluti
G.Neri
PS Sono costretto ancora una volta a segnalare che commenti “anonimi” sono immediatamente cassati.
(Giovanni Neri – 76)
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