Matisse
Ogni tanto ..
… (ma molto meno spesso di quanto mi piacerebbe) scopro che ho opinioni condivise da autorevoli voci e un poco mi consolo di non essere “vox clamantis in deserto”. E’ il caso della scuola affrontato a pag. 52 del Corriere di oggi e che fa riferimento a un libro che suggerirei a tutti di leggere : “il danno scolastico”. In breve: viene analizzata l’evoluzione (ma meglio sarebbe dire involuzione) della scuola a fronte delle sventurate riforme Berlinguer e Gelmini (una che sa di università come io so di filologia romanza) e il degrado che alla fine ha portato alla sciagurata richiesta dei quarantamila di annullare gli scritti alla maturità. La qualità culturale e scientifica degli studenti è sotto gli occhi di tutti (qualcuno ricorda lo studente Cenzo?) e alla fine dall’alto dei miei 76 anni (a brevissimo) potrei anche dire che il problema non mi riguarda. E invece no! Per chi crede nella sinistra, nell’uguaglianza, nella costituzione verificare quotidianamente che nonostante una scuola che ha abdicato al suo mandato di insegnare e premiare hanno una preparazione decente solo i figli (alcuni, non tutti ovviamente) di classi agiate e colte mi manda in bestia. Sia chiaro: ci sono eccezioni in entrambi i campi ma sono eccezioni appunto. L’incompetenza, il lassismo, il menefreghismo ma soprattutto l’ignoranza di molti docenti e il timore di apparire classisti e di attuare una politica di selezione porta al disastroso risultato dei quarantamila decerebrati di cui sopra. Nel mio piccolo avere attuato una politica degli esami molto selettiva e rigida mi ha spesso attirato gli strali di studenti (e colleghi!) con l’unica soddisfazione che a posteriori molti ex-studenti sono venuti a ringraziarmi. E probabilmente il danno scolare attuale è irreparabile perchè i docenti di oggi sono figli di una scuola già degradata e quindi ripetono e amplificano il meccanismo in una sorta di esiziale feedback. Non ho (fortunatamente) figli piccoli in età scolare ma di certo di fronte al disastro avrei molti dubbi a quale scuola iscriverli e pur contorcendomi dal dolore, dal rimorso e dal senso di colpa potrei anche decidere di mandarli a una scuola privata di comprovata alta qualità per il loro bene. Inutile dire che certamente non sarà un libro a cambiare il corso degli eventi ma suggerirei anche al ministro Bianchi (quello non insensibile al grido di dolore..) la lettura del libro e di rifletterci sopra. Ma forse è solo pura utopia di un vecchio professore.
Giovanni Neri – 75
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Purtroppo, purtroppo, purtroppo….
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Ho scaricato su Kindle il libro e ho passato buona parte di oggi a leggerlo. Scrive esattamente quello che penso. Tutti i docenti dovrebbero leggerlo!!!!!
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Immagino che inserire il 5 gennaio 2022 un commento al blog del 4 dicembre 2021 sia un’operazione tardiva. Il fatto è che, dopo aver letto il blog, ho deciso di procurarmi il libro “Il danno scolastico”, e me lo sono letto. Il libro centra perfettamente il problema sulle cause profonde della riforma Berlinguer e del conseguente degrado della qualità della scuola (la riforma Gelmini è cosa diversa, perché ha sovvertito l’impianto organizzativo-gestionale dell’Università senza toccare gli aspetti didattici, peraltro già pesantemente modificati pochi anni prima -in peggio- con la riforma “3+2”; l’assetto organizzativo ex-Gelmini è stato comunque una catastrofe, bastava un’occhiata alla legge per capirlo: il che se non altro conferma la totale incompetenza della Sig.ra Maria Stella).
La causa prima della riforma Berlinguer, ben evidenziata e documentata in “Il danno scolastico”, è il tentativo di abolire il principio di competenza; se si riesce in questo proposito, si svincola il successo personale e professionale di una persona dal profitto negli studi, perché l’acquisizione di competenze è stata limitata al massimo; ciò che rimane come fattore decisivo di successo è il tessuto connettivo di relazioni personali, familiari, o di gruppo di cui la persona dispone. Va da sè che, nel nuovo assetto, ci rimettono i poveracci non agganciati a qualche consorteria i quali, anche se potenzialmente capaci e meritevoli, non hanno santi in paradiso.
La domanda provocatoria che vorrei porre è invece questa: il tentativo di degradare la qualità della scuola è limitato alla riforma Berlinguer? Secondo me, no: la demolizione delle competenze è un tratto costante della gestione dell’istruzione nel nostro Paese. Potrei citare diversi esempi, a partire dalla riforma Gentile, per continuare con la serie di sciagurati eventi che va sotto il nome di “sessantotto”, con la riforma “3+2”, per finire con le Lauree “professionalizzanti” tanto di moda al giorno d’oggi.
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Caro Rambomax concordo al 10000% con quello che scrivi e mi chiedo spesso quale sia la causa primaria (solito tentativo di “reductio ad unum””….). In realtà vedo molte cause fra le quali – non dimentichiamolo -l’uso protervo dei social media, l’ignoranza e incompetenza di molti deputati e senatori (che forse non hanno neppure completato l’obbligo scolastico) e il fatto che i 40-50enni che oggi decidono sono già il frutto malato del degrado progressivo. Insomma siamo in presenza di un “loop positivo” che – come si sa – provoca l’instabilità finale. Non so come sia possibile (ammesso che lo sia) arginare il degrado se penso che il ministro dell’istruzione Bianchi non ha bollato fin dall’inizio la proposta di abolire lo scritto di italiano alla maturità come una emerita “minchionata” tesa a semplificare ulteriormente un esame ormai ridicolo (purtroppo emulato da alcuni docenti universitari che considerano l’esame una scocciatura di cui liberarsi con il minimo sforzo e senza polemiche). Di fatto finisce che in una visione egoistica un genitore (che ne abbia la possibilità finanziaria) viene tentato di mandare i propri figli in una istituzione scolastica seria e selettiva (e ce ne sono!) allargando ulteriorermente la forbice fra chi ha e chi non ha. Mi capita spesso di confrontarmi con chi ha avuto una carriera scolastica fortunata come la mia, con docenti competenti e severissimi (il mio insegnante di italiano ha vinto poi il concorso per ordinario universitario ed è anche diventato preside di facoltà), e di verificare come l’imprinting ricevuto rimanga come marchio di qualità. Ma le “voces clamantium in deserto” non hanno alcun ascolto presso coloro che per ignoranza, quieto vivere, e soprattutto voti che assicurino un seggio lautamente remunerato non fanno nulla per affrontare il problema. Il risultato per quanto mi riguarda è una cinica disillusione consolandomi solo del fatto che il mondo che si prospetta non mi riguarda e che i valori che ho assorbito da una scuola di qualità mi permettono di godere di cose che la gioventù di oggi neppure immagina. Amen.
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