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Leggo oggi sul giornale ..
….. che un paio di scarpe da basket di Michael Jordan del 1984 sono state aggiudicate a un’asta per 1.5 M$ (si spera dopo essere state sanificate…). Ovviamente ciascuno è libero di spendere i propri soldi come vuole ma il feticismo non può che fare rabbrividire se si pensa a tutti coloro che vivono con un paio di dollari al giorno. Il collezionismo ha vari livelli di accettabilità e – ad esempio – un collezionismo di quadri o di opere d’arte, pur nella follia dei prezzi, può trovare una giustificazione nel preservare un patrimonio culturale e permettere a tutti – nel caso di musei – di godere di capolavori altrimenti spesso relegati in caveaux bancari. Ma le sneakers di Jordan quando mai avranno questo avvenire, anche perché di questo cestista si perderanno in pochi anni le tracce e il cimelio da 1.5 M$ troverà la sua destinazione finale in una discarica? Può ben essere che il capitalismo sia un male necessario, non essendosi trovato un sistema migliore, ma per evitare che diventi un’insopportabile vergogna sarebbe opportuna quella cautela e sensibilità che questo acquirente certamente non possiede. A meno che non voglia deliziare ospiti della sua stessa statura intellettuale con una vetrina blindata posta al centro della propria abitazione sperando che qualcuno non lo obblighi a un TSO.
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