Le polemiche ……
… che infestano i giornali (non avendo di meglio da scrivere) sulle traduzioni delle poesie della giovane poetessa che ne ha recitate alcune il giorno dell’insediamento di Biden sono veramente un insulto all’intelligenza. Che la traduzione debba essere riservata a letterate di pelle scura è ridicolo: con questa regola anche Shakespeare potrebbe essere tradotto solo da uomini di pelle bianca! E’ del tutto evidente che questo atteggiamento è solo uno strumento pubblicitario per attirare lettori sprovveduti (e ignoranti dell’inglese – e ce ne sono tanti fra i giornalisti per non parlare del tedesco. Se fossi il loro esaminatore ne passerebbero 5 su 100 – forse !). La traduzione è di per sé uno strumento degenerativo ed entropico e comunque riduttivo. Ogni lingua ha la propria musicalità, la propria fraseologia e vocabolario (in particolare nella poesia) che riflettono una cultura e una personalità che in nessun modo può essere tradotta. Quindi le limitazioni di genere e di pelle sono stupidamente strumentali. Il discorso sulla traduzione (e in particolare sulla poesia) meriterebbe un ben più approfondito discorso. Visto a rovescio non posso dimenticare- ad esempio – alcune traduzioni de “L’infinito” di Leopardi in inglese e tedesco: roba da non credere. Ma non solo (ma anche,…) per demerito dei traduttori ma perché una poesia è anche musica e questa in una lingua diversa non può essere traslata. Poi ci sono i traduttori “letterali” che servono solo a indicare la strada senza percorrerla e fra questi ce ne sono di abominevoli (per un buon esempio si veda su Wikipedia la biografia di Wilhelm Furtwängler in italiano: roba da pazzi !). I traduttori (anche se bravi, cosa rara) sono pagati un tanto a pagina e il tempo è denaro….La giovane poetessa – per essere conosciuta – ha bisogno di traduttori che abbiano una assoluta padronanza delle lingua (si stima sugli 8.000 vocaboli un’ottima conoscenza), una sensibilità al contesto e la voglia di perdere intere giornate a trovare le soluzioni meno peggiori. Personalmente ho cercato di tradurre su richiesta in inglese “La casa dei doganieri” di Montale e dopo vari ripensamenti ho lasciato perdere. Meglio spendere il proprio tempo a imparare una lingua, non a tradurla!
(Giovanni Neri –75)
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