Ricevo ……
… una rassegna delle prime pagine dei giornali e ho creduto per un momento di avere acceso la TV. Sulla prima pagina della Stampa di ieri troneggiava la foto della prof. Antonella Viola, così presente ovunque da essere passata ormai da volto noto a incubo. Non ho alcun dubbio sulle competenze professionali della prof. Viola (così come della sua collega Ilaria Capua, volti certamente telegenici) ma ormai è come il prezzemolo, viene utilizzata in tutte le salse. Non solo, infatti, quando si parla (o straparla) di virus ma anche se l’argomento è il governo italiano e – suppongo – vi sia una sua opinione anche sulle riviste specializzate di termiti africane. La notorietà (e i vantaggi in tutti i sensi che ne conseguono) sono un richiamo irresistibile ma la mia personalissima opinione è che chi fa ricerca dovrebbe avere il senso della misura e la consapevolezza che l’uso debordante dei media è molto probabilmente inversamente proporzionale alla propria serietà professionale, almeno per come è percepita. Non voglio togliere nulla ai volti che ci inseguono costantemente sugli schermi televisivi (e sulla carta stampata), e non voglio neppure negare che l’informazione (seria!) in un settore così importante per la nostra esistenza sia importantissimo, ma l’inflazione di decine di volti, spesso con opinioni contrastanti (a proposito, dove è finito il prof. Zangrillo, quello che con bella sicurezza affermava che il virus aveva esaurito la propria forza?) causa confusione se non panico in certi casi. Una informazione sobria come quella di Draghi sarebbe il mio sogno. Ma c’è di più: il tempo dedicato a queste comparsate etc. (che naturalmente per i canoni televisivi richiedono trucco, apprestamento degli apparati di trasmissione etc.) non tolgono tempo e non sono dispersivi rispetto a una funzione così importante come quella della ricerca? Può ben essere che ci troviamo di fronte a superman e superwomen che lavorano 25 ore al giorno ma qualche dubbio è lecito averlo?
(Giovanni Neri –75)
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