Fin troppo facile..
… prevedere il caos elettorale degli USA. A 3 giorni dal giorno deputato al voto non si capisce chi sarà il vincitore e la cosa probabilmente si trascinerà per settimane (se non mesi) a causa di un sistema di voto da repubblica delle banane. Mi riferisco principalmente al voto postale, un retaggio ottocentesco legato alla distanza geografica dei soldati impegnati nella guerra contro gli stati razzisti del sud (poco è cambiato, peraltro). Due sono le principali considerazioni che chiunque è in grado di fare proprie. La prima è la segretezza del voto e la seconda la certezza del votante, due capisaldi dei sistemi europei. Chi può certificare che la scheda votata sia stata compilata proprio dall’elettore cui è indirizzata e che sia stata redatta liberamente, in modo segreto e non sotto una qualche costrizione? Esiste un’intera letterature scientifica che discute il problema e il risultato è sempre e inequivocabilmente che l’unico metodo affidabile è quello della cabina elettorale, indipendentemente dallo strumento di espressione del voto (cartaceo, elettronico etc.). Ma a queste considerazioni primarie vanno aggiunte due valutazioni. La prima è che un voto postale è inevitabilmente soggetto a potenziali ritardi e – ad esempio nel caso italiano, ma evidentemente gli USA credono alle loro poste come a una divinità – al semplice smarrimento del voto e la seconda è che il sistema procrastina di fatto il risultato finale con tutte le tensioni che questo può generare (come nel caso delle presenti elezioni). Il sistema americano poi prevede che per votare ci si debba registrare il che implica che evidentemente non esistono liste elettorali automaticamente aggiornate. Insomma la più grande (?) democrazia del mondo ha un sistema elettorale al limite del ridicolo quando l’informatizzazione elettorale della massima potenza mondiale in campo digitale. eviterebbe tutti i problemi succitati, La domanda che ci si pone quindi è: ma cosa impedisce la modernizzazione del sistema e insomma “cui prodest”?
PS Ovviamente ho volontariamente evitato di sottolineare il problema dei problemi, ovvero che un retaggio inglese – quello delle contee – porta a un’organizzazione in cui è possibile che le elezioni siano vinte da una minoranza dei votanti, come nel caso di Hillary Clinton.
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