… Calenda: l’alleanza giallo-rossa è un disastro da evitare. Se si comincia con degli ultimatums – come quello dell’ “azzimato” – si finisce nel ridicolo: siamo nella classica situazione del bue che dà del cornuto all’asino. Ma per non affrontare per l’ennesima volta lo stesso argomento credo che potrebbe essere interessante analizzarlo da un’altra prospettiva. Sul “Corriere” di oggi viene pubblicata una lunga lettera di una signora bolognese che riprende i temi affrontati da Galli della Loggia sulla scuola. La fotografia che ne viene fatta è impietosa: una scuola che ha ormai abdicato al proprio compito di educatrice e selezionatrice (non parlo della scuola dell’obbligo, ovviamente) nella quale ai docenti viene impedito di svolgere il proprio ruolo, in nome di un malinteso equalitarismo fomentato da genitori che anziché contribuire alla formazione svolgono sempre più spesso il ruolo di avvocati difensori dei propri figli, anche e soprattutto se somari come se la colpa dell’ignoranza fosse sempre dei professori e non degli studenti. (Il dibattito sui compiti a casa e il sabato è semplicemente “lunare”). Ho svolto il ruolo di professore all’università e non ho mai avuto remore nel bocciare chi non aveva studiato, convinto che insegnare e valutare fossero i compiti inalienabili per i quali ricevevo lo stipendio. Confrontare i criteri di giudizio oggi vigenti con quelli delle scuole che ho frequentato come studente sarebbe persino ridicolo. Raccontare oggi alle giovani generazioni cosa era la scuola degli anni ’50-’80 serve solo a fare sbarrare gli occhi e generare un senso di incredulità. Eppure quanto ho imparato e quanto ancor oggi mi serve per “navigare” fra gli uomini! Era una scuola dura, talvolta anche ingiusta, ma nella quale i ruoli dei professori e degli studenti erano ben distinti e che formava culturalmente. Si dirà: ma che c’entra tutto questo con la franante colazione giallo-rossa? Si guardino i curricula dell’azzimato e dell’energumeno: nessuno dei due è neppure riuscito a prendere una straccio di laurea e hanno vissuto comodamente di “politica” nel senso peggiore della parola, dimostrando a ogni piè sospinto la loro ignoranza a partire della grammatica per finire alla geografia e alla storia etc. Gentaglia che avrei bocciato ripetutamente senza remore e di cui liberarsi al più presto. E se rappresentano il comune sentire di un elettorato altrettanto ignorante non è certamente questo un motivo per accettare che pretendano di governare e rappresentare “il popolo”: il populismo è per sua natura ignoranza al potere e allora bisogna ribellarsi correndo il rischio di venire tacciati di elitarismo se questo è il prezzo da pagare per un bene superiore. “Odi profanum vulgus…”: un verso che preso nel “verso” giusto è un programma politico. Un partito al quale sono da sempre e sempre sarò iscritto. (Giovanni Neri)
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