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Malattia e medicina – 4 giugno 2019

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Da un lato..

….ci sarebbe da ridere nel vedere annaspare nell’incertezza un premier che mendica un minimo di rispetto del suo ruolo dai due vice-premiers (uno in particolare) che lo bullizzano quotidianamente. Dall’altro ci sono le lacrime per un paese ormai alla deriva, isolato politicamente nel contesto europeo, in procinto di un disastro finanziario mentre i responsabili ballano sulla tolda e immerso in un’aura di fascismo di cui le manca solo il nome. Bertoldo non ha come sua prerogativa quella del “tanto peggio tanto meglio” nell’attesa di una catastrofe da cui catarticamente rinasca il paese ma si batte perché l’Italia abbia quel ruolo che la sua storia, la sua cultura e la sua economia debbono garantirle. Ma perché questo avvenga sono necessarie personalità forti (insomma non come Conte) in grado di raddrizzare la barra e spiegare in modo convincente a quella massa di elettori che hanno votato in modo suicida l’energumeno, che non ci sono ”free lunches” e che il dibattito non può ridursi a uno scambio di accuse su chi è responsabile del disastro ma deve concentrarsi sulle cose da fare e sulle pillole amare che se non verranno autonomamente prese saranno imposte da forze esterne (la troika per esempio). Bisogna spiegare che l’Italia NON è un paese autosufficiente, che deve importare materie prime pagate in valuta pregiata (paghiamo il petrolio con i minibot? O con i soldi del Monopoli?) e che quindi è obbligata a fare parte appieno del consesso europeo e mondiale e che non può basare la propria politica su nani economici internazionali quali l’Ungheria (o addirittura l’Albania!). Sembra che la maggioranza degli italiani non voglia rendersi conto della malattia del proprio paese e delle medicine che volente o nolente deve assumere. Bearsi di piccoli vantaggi che non producono sviluppo (quota 100 e reddito di cittadinanza e ora addirittura “flat tax”) vuol dire semplicemente prendere una pillola sintomatica senza curare la malattia con gli esiti che chiunque dovrebbe capire.  Non è facile oggi farsi alfiere di una scomoda verità ma nell’ambito delle sue modeste possibilità Bertoldo non smetterà di tenere alta la bandiera della serietà nella speranza che prima o poi qualcuno la raccolga. Viva l’Europa.

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