



Il sostegno dell’Unione europea alla cultura…. …
Riceviamo e pubblichiamo volentieri questo contributo inviato da Francesca Gatta
…Quando al cinema si chiudono le luci, avete notato che in alcune sale compare una scritta che dice che la sala appartiene al circuito Eurocinemas? Oppure nei titoli di coda di un film, “con il contributo del programma MEDIA” e la sigla dell’EU? Vuol dire che la sala e il film hanno ottenuto un contributo dell’Unione Europea che sostiene la produzione e la distribuzione dei film europei. Ma quali sono i modi attraverso i quali l’Unione finanzia la cultura? Il programma Europa Creativa è stato approvato nel 2013. Prevede lo stanziamento di 1,46 miliardi di Euro per il sostegno della cultura europea. Questo programma riunisce i due programmi “storici” – attivi dal 1991 – per il settore culturale: il programma CULTURA, rivolto alle arti visive e performing arts, e il programma MEDIA, rivolto all’industria audiovisiva. La politica culturale NON è una competenza della Unione Europea: gli stati membri sono responsabili per la politica culturale e promuovono le culture europee nazionali. Di conseguenza, l’Unione Europea concentra la sua politica culturale sul sostegno agli scambi transnazionali (il programma di scambi universitari Socrates-Erasmus), alla circolazione di artisti e opere d’arte nel territorio europeo (con l’aiuto concreto ai cinema che mettono in programmazione film europei) e alla promozione della cultura europea nel mondo. Lo scopo è di incrementare il senso di appartenenza a una storia e a una cultura comuni attraverso il confronto, lo scambio e il dialogo fra le diverse realtà culturali all’interno dell’Unione. Questo sostegno pubblico è vitale per il cinema e i prodotti europei perché la frammentarietà del settore audiovisivo europeo se da una parte garantisce la diversità e la ricchezza della produzione culturale, dall’altra non permette di competere con i colossi delle produzioni globali, perlopiù americane. In assenza di questo sostegno a difesa della diversità, della qualità della produzione europea, che può anche permettersi prodotti non solo “commerciali”, indubbiamente avremmo un mondo molto più uniforme, colonizzato dalle piattaforme tipo Netflix, Amazon e così via. E le possibili conseguenze di questo predominio si sono già intraviste nei conflitti che si susseguono fra Amazon e gli editori (taglieggiati dalle richieste di abbassare i prezzi, di percentuali insostenibili che mettono a rischio la sopravvivenza di un’editoria diversificata e pluralista, dopo che l’esplosione delle vendite online ha fatto chiudere tantissime piccole librerie…) e nel boicottaggio a Woody Allen, di cui Amazon ha bloccato l’uscita dell’ultimo film. Nel caso qualcuno avesse ancora dubbi sul perché è necessario sostenere l’Europa, provi a pensare anche a come sarebbe più triste un mondo senza film come Molière in bicicletta (Alceste à bicyclette, 2013) con Fabrice Lucchini; o come l’ultimo poetico film di Agnès Varda, Visages et villages; o come le Vite degli altri (2006), Fuocoammare di Rosi, oppure Cesare deve morire dei fratelli Taviani. E provi anche a pensare come sarebbe triste una città senza librerie e senza cinema!

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Un richiamo quanto mai opportuno che riconferma il ruolo essenziale dell’Europa il cui intervento dovrebbe essere ulteriormente potenziato e allargato anche ad ambiti che oggi vengono ancora riservati alle autonomie nazionali. In tal senso condivido l’auspicio esposto in un post precedente affinché si realizzi “una maggiore coesione interna che elimini inaccettabili non uniformità legislative e che superi posizioni preconcette nei rapporti interni tra stati membri”
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