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L’angolo di Santarelli – 4 maggio 2019

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Ripetuto? No, recuperato..

Quanto segue era stato oggetto di un contributo in questo angolo ma, per la modesta abilità informatica dell’autore, era stato erroneamente cancellato.

E’ ora riproposto nella convinzione che la dimensione attesa dei fenomeni migratori dall’Africa renda indispensabile una azione unitaria dell’Europa anche in considerazione degli altri potenti attori – in particolare la Cina –  che sono presenti su questa scena.

Perché le migrazioni?

Non è una utopistica fuga in avanti cercare di capire le cause dei flussi  migratori ai quali stiamo assistendo: con esse, data la loro complessità e la proiezione temporale della loro persistenza, è necessario confrontarsi sin d’ora anche negli interventi a breve e a medio termine che la realtà odierna impone. Sono al riguardo significative le informazioni che seguono.

L’Indice di Sviluppo Umano (HDI), che sulla base di parametri legati ad aspettativa di vita, tasso di scolarizzazione e reddito procapite, misura in una scala 0-1 la qualità della vita di una popolazione, assume per i paesi europei valori superiori a 0,8 mentre per i paesi dell’Africa sub-sahariana dai quali proviene la maggior parte dei migranti che tentano di attraversare il Mediterraneo assume valori nella fascia 0,5-0,3.

Per quanto riguarda il prevedibile aumento della popolazione con riferimento al periodo 2000-2050 l’incremento della popolazione prevedibile per l’Africa è del 209% a fronte di un aumento della popolazione mondiale del 60%.

La natura e le dimensioni del problema  vanno ben oltre quelle dalla gestione dei flussi migratori attraverso il Mediterraneo e implicano una vera e propria riorganizzazione dello scenario planetario che, abbandonando  vecchie e nuove politiche neocoloniali, consenta di superare le attuali inaccettabili disuguaglianze,.

Si tratta di un problema su cui anche l’Europa dovrà necessariamente riflettere per una azione appropriata.

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4 risposte a "L’angolo di Santarelli – 4 maggio 2019"

  1. Anonimo ha detto:

    In presenza di questi squilibri diventa necessario definire una linea di intervento comune che, con lungimiranza, non si ponga solo l’obiettivo della difesa/protezione/chiusura dei confini nazionali.

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      • andreazanoni49 ha detto:

        Il debito pubblico ha ormai raggiunto livelli insopportabili.
        Il trend inoltre è crescente.
        Purtroppo non si comprende che il debito porta con sé esborsi per il così detto servizio al debito (gli interessi affinché il pubblico sia disposto a prestare il proprio denaro) e l’entità di questi interessi dipende dal livello di fiducia che il pubblico ripone nei confronti del debitore (tutto questo è evidente nell’osservare il tanto famigerato spread ovvero la differenza tra i tassi a cui si indebita Italia rispetto a Germania).
        Tanto maggiore è l’entità del debito, tanto maggiore sarà lo spread, tanto maggiori saranno gli interessi tanto maggiore sarà la quota di denaro pubblico che non potrà essere usata per investimenti sociali o produttivi.

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